Credenze e paradossi sui cani

Vi parleremo di una condizione tipica, esempio di quando ceredenze e paradossi possano essere difunzionali nella relazione uomo-cane.

Non è raro oggi imbattersi con chi pretende che il cane debba obbedire in quanto cane.

Per intendersi, sulla base di modalità di relazione con detto animale, legate, probabilmente, ad un passato nel quale i nostri nonni tenevano il cane nell’”aia” (giardino, campo…) per far da guardia ai polli, conigli ed altri animali oppure alle stesse attrezzature agricole (il cane veniva però ricompensato magari con un rapporto esclusivo con il proprietario e durante il giorno lasciato libero di muoversi e di cacciare liberamente) oggi qualcuno ancora crede che il cane, per crescere sano ed educato, debba crescere fuori da casa perché altrimenti,  in base a questa credenza, imparerebbe a stazionare in casa e non ci sarebbe più modo di correggere questo dilemma.

Poi si pretende, dal solito cane, che quando arrivano persone, ospiti, si comporti bene, che non abbai ai cani o alle persone che passano fuori dalla recinzione, che non rompa cose, che non salti addosso e che sappia passeggiare al guinzaglio e, magari, se lo lasciamo sciolto, che torni.

Ma ( il lettore può aiutarmi) come può un cane apprendere autonomamente tutto questo senza a che qualcuno lo instradi verso la conoscenza delle regole sociali, oltre a quelle dettate dal nostre “preferenze”, solitamente variabili, anche all’interno di un unico nucleo familiare, anche da persona a persona?

Sia chiaro che le persone alle quali mi riferisco sono certamente mosse da dalla ricerca di una condizione ottimale di benessere e non da mera cattiveria, ma, come spesso accade, con le migliori intenzioni si possono ottenere i peggiori risultati.

Così l’educatore si ritrova a fronteggiare una condizione nella quale cani e persone vivono una relazione incrinata vo dall’incomprensione anche se retta dall’amore.

Le credenze sono ciò a cui ci riferiamo per mettere in atto azioni quando non abbiamo riferimenti conoscitivi diversi a supporto di ciò che abbiamo necessità o voglia di costruire.

Vero è che le esperienze che si sono fatte vanno a costituire il nostro sapere, ma altrettanto vero è che alcune circostanze richiedono competenze specifiche .

Nessuno di noi vorrebbe essere insignito del titolo di tuttologo … il rischio è proprio quello di fermarsi a ciò che crediamo di sapere.

Nello specifico, la credenza che il cane stando fuori impari ad apprezzare quella condizione, genera di riflesso la situazione paradossale per la quale il cane brama proprio la vita e l’interazione che si hanno all’interno della casa.

Un paradosso, è, genericamente, la descrizione di un fatto che contraddice l’esperienza quotidiana, riuscendo perciò sorprendente, straordinaria o bizzarra; più precisamente, in senso logico-linguistico, indica sia un ragionamento che appare invalido, ma che deve essere accettato, sia un ragionamento che appare corretto, ma che porta a una contraddizione.

Secondo la definizione che ne dà Mark Sainsbury, si tratta di “una conclusione apparentemente inaccettabile, che deriva da premesse apparentemente accettabili per mezzo di un ragionamento apparentemente accettabile”.

Uno dei compiti dell’educatore e proprio quello di prevenire questa condizione evitando a tutti inutili perdite di tempo e delusioni.